Nella maggior parte degli sport di squadra le partite prevedono due tempi, ciascuno della durata compresa tra 20 e 45 minuti, a seconda della disciplina, con un intervallo a metà partita che può durare dai 10 ai 20 minuti. Durante questa pausa, i giocatori cercano il riposo mentale oltre che fisico, e provvedono a reidratarsi ascoltando i feedback e le istruzioni tecniche dell’allenatore. Questa pratica, ormai da tempo consolidata, potrebbe essere ottimizzata, come riporta uno studio, non di ultimissima uscita, poiché pubblicato alla fine del 2014 su Sport Medicine, ma comunque interessante per l’argomento che affronta e i protocolli di intervento che propone. C’è da dire che su questo tema, a mio parere, la ricerca medico sportiva si è applicata ancora poco, e rimangono ancora molte zone da esplorare.
Ma veniamo allo studio: questo si riferisce alla disciplina del calcio, ma è intuitivo il fatto che gli stessi principi possono essere proporzionalmente riportati ad altre discipline sportive, con eventuali opportuni aggiustamenti nella costruzione dei protocolli operativi. Per venire al sodo, si è scoperto che periodi di ridotta attività tra sessioni di esercizio successive influenzano una serie di risposte fisiologiche, e nelle fasi iniziali della seconda metà della competizione sportiva di squadra, è stata identificata una riduzione delle prestazioni fisiche e cognitive, nonché un aumento del rischio di lesioni.
Sembra che la diminuzione della temperatura corporea dovuta a un eccessivo recupero passivo nello spogliatoio possa essere alla base di questo calo delle prestazioni del giocatore, pertanto viene discussa l’efficacia di strategie di mantenimento del calore, inclusi metodi passivi e attivi. Ma si va oltre, ragionando su pratiche idro-nutrizionali modificate, consumo di caffeina e carboidrati, o su strategie di innesco ormonale attraverso l’uso di video, sottolineando che la combinazione di una serie di interventi su questi ambiti potrebbe teoricamente suscitare effetti additivi rispetto all’uso di tali strategie da sole.
Il mantenimento del calore passivo sembra offrire un metodo efficace e pratico per preservare la temperatura corporea, aiutando a combattere i decrementi prestativi che possono verificarsi a causa del calo della temperatura.
L’attività di tipo pliometrico viene raccomandata come strategia durante le fasi finali dell’intervallo, al fine di migliorare le prestazioni successive, anche se si deve tenere in considerazione il fatto che una riduzione transitoria delle prestazioni è comunemente osservata nell’immediato periodo della ripresa.
Per quanto riguarda l’uso dello strumento video, diversi autori hanno riferito che il contenuto dei video guardati prima dell’esercizio può influenzare le prestazioni fisiche successive. Ad esempio, il video aggressivo ha causato aumenti significativi del testosterone salivare che ha superato tutti gli altri tipi di video e ha migliorato le prestazioni dello squat più delle clip erotiche (ma senti un po’!) o umoristiche. La visualizzazione di filmati 75 minuti prima di una partita che mostravano esecuzioni di abilità di successo eseguite da un atleta, rafforzato dal feedback positivo dell’allenatore, ha promosso le più alte concentrazioni di testosterone pre-partita e le migliori valutazioni delle prestazioni successive.
Poiché è stato riscontrato che i cambiamenti nelle concentrazioni di glucosio nel sangue influenzano la qualità delle prestazioni cognitive e fisiche eseguite durante e dopo l’esercizio, le strategie che mantengono le concentrazioni di glucosio nel sangue per l’intera durata di una partita possono rappresentare un’opportunità per ottenere le massime prestazioni. Tuttavia, ci sono dati ancora limitati sugli effetti della fornitura di carboidrati aggiuntivi (soluzioni> 9%) quando viene eseguito un esercizio intermittente (è il caso ad esempio della pallacanestro), ma è plausibile che la fornitura di carboidrati aggiuntivi a metà tempo possa produrre effetti ergogenici nelle ultime fasi della partita.
Riassumendo, il passaggio da un periodo di esercizio, al riposo, e di nuovo all’esercizio induce una serie di effetti fisiologici che sembrano influenzare le prestazioni durante l’esercizio successivo. In particolare, sono state osservate prestazioni ridotte durante le fasi iniziali della seconda metà. Pertanto, quando si cerca di ottimizzare le prestazioni per l’intera durata della competizione, l’intervallo è un’opportunità per impiegare strategie specifiche che cercano di mantenere le prestazioni per tutta la seconda metà.
Il saggio consiglio è comunque di integrare piuttosto che sostituire i protocolli esistenti nelle pratiche già consolidate.
Mark Russell • Daniel J. West • Liam D. Harper • Christian J. Cook • Liam P. Kilduff